IL CORREDO CHE LEGA MADRE E FIGLIA.
<<Rosa, vieni! Dobbiamo finire la federa che abbiamo iniziato ieri sera!>>.
Sono le 19:30 e Rosa non ne vuole sapere di cucire con la mamma una inutile federa, “già ne abbiamo così tante” pensa. E’ stanca, la mattina è andata a scuola, è tornata ed ha dovuto iniziare a studiare per il giorno dopo. Nessuno la aiuta a capire alcuni dei suoi compiti, perché il papà torna soltanto a cena dal lavoro, e la mamma non può farlo semplicemente perché a scuola lei non c’è andata. Allora ogni parola che non conosce, che non le quadra, ecco che deve cercarla sul dizionario. Ogni operazione di matematica un po’ più difficile le porta via intere ore dei suoi pomeriggi. “E dopo tutto questo devo mettermi a cucire?” continua a pensare sbuffando. E allora ogni sera c’era il battibecco tra madre e figlia, e certe volte non perdeva occasione di intromettersi pure la nonna, che se possibile ci teneva ancora di più al fatto che la nipote avesse un buon corredo una volta adulta. “Poi quando non ci sono più avrai un aiuto in meno a completarlo”. Ma alla fine le adulte avevano sempre la meglio, ed ecco partire il lavoro: tra cuciture, intrecci, tagli di filo. La mamma le spiegava con accortezza ogni piccola tecnica da adoperare,
<<se mi ascolti vedrai che sarà tutto più facile>>.
<<Ma a che mi serve?>> insisteva la piccola.
<<Il marito non lo vuoi trovare?>>
Ma c’era di più, e Rosa lo capì solo quando il corredo era già pronto, dopo anni di lavoro.. Lo capì quando, una volta finito, la mamma la guardò con fierezza, felicità, ma con un velo di tristezza negli occhi.
<<Non ti ho potuto aiutare negli studi, non ti ho potuto trasmettere chissà quale particolare arte, ma questo non te lo leverà mai nessuno. In questo ti ho aiutato io, come tua nonna aveva fatto prima con me. E’ ciò che ti ho tramesso, e che rimarrà con te per sempre.>>
Ogni filo intrecciato, ogni trama di colori che prendeva forma, ogni coperta, federa, ogni oggetto venuto fuori da quel duro lavoro raccontava una storia: quella di una madre che vuole lasciare qualcosa alla propria figlia.
Il corredo è un legame, un rapporto tra passato e presente, un augurio di vita e di amore.
L’arte del macramè consiste nell’annodare fili e cordoncini fino a creare delle trame ornamentali dal carattere arabeggiante. Nata nel XII secolo, questa tecnica ha infatti origini arabe e prende il nome dalla parola Migramah, che in arabo significa frangia.
Tutte le famiglie madonite hanno, in genere a casa dei nonni, una cascia, pesante cassapanca contenente il famoso “corredo”: lenzuola, coperte, asciugamani, tutti rigorosamente decorati a mano con la “puntina”, ossia pizzi e merletti di ogni tipo.
Il corredo era immancabile e sin dalla tenera età le bambine iniziavano a comporlo con le proprie madri e nonne, poiché questo bene, interamente creato a mano, rappresentava una sorta di dote per le giovani donne pronte a cercare un marito… chi aveva il migliore poteva infatti ambire ad un migliore consorte! Il corredo ha quindi rappresentato, per molto tempo, uno strumento di passaggio dalla giovinezza all’età adulta.
La lavorazione dei filati, con aghi, uncinetti, ferri e fusi, è una delle arti più antiche e richiede una grande precisione e dedizione per la sua esecuzione, in tutte le sue forme. Una lavorazione che non necessita di altri strumenti al di fuori delle mani per essere realizzata è l’arte del macramè: un gioco di intrecci che permette di creare, grazie ai numerosi punti eseguibili, piccole opere d’arte; si va dagli inserti per biancheria da letto e da bagno, a borse e scialli, fino a orecchini e bracciali. L’esperienza prevede una dimostrazione dell’esecuzione dei ricami a macramè e l’insegnamento della tecnica, al fine di consentire ai visitatori di creare il proprio souvenir personalizzato.